20 dicembre 2010

Niente consigli...forse soltanto uno, e sulla vita!

Mi piacerebbe dare nuovi consigli, ma per adesso non ne ho...
Non mi sono impegnata abbastanza ^_^
Diciamo che l'alimentatore del mio amato notebook si ruppe in un momento di fervente lavoro, poi è resuscitato incredibilmente e sono stata quasi presa x pazza dal mio ragazzo che non riusciva a capire che problemi avesse questo maledetto caricabatterie che ovviamente, di fronte a lui, a suo padre e al tecnico funzionava perfettamente! E adesso che tutto è tornato alla normalità devo ammettere che scrivo a malapena xkè ho un mare di cose per la testa...
Nei giorni che ho trascorso senza poter continuare la correzione degli ultimi 5 capitoli del primo libro della mia adorata trilogia fantasy, la vita mi ha messa di fronte a grandi dilemmi.
Melina si sentiva una fallita, fondamentalmente.
Melina viveva nell'ombra di Marco e sperava nei successi di lui per poter restare a galla anche lei...
MA STIAMO SCHERZANDO?
Io adoro il mio ragazzo, per me è già mio marito (se non ci fosse il fattore economico ad impedircelo, a quest'ora saremmo certamente già sposati) e prego ogni santa sera affichè si realizzi e trovi la sua strada in un mondo grigio come il nostro, tuttavia non voglio affidare la mia esistenza nelle sue mani.
Morirei senza il suo amore e la sua vicinanza, ormai il nostro rapporto ha qualcosa di simbiotico che ci tiene legati stretti stretti e ci rende felici felici, xò la mia realizzazione personale non c'entra niente con lui.
Un giorno, quando eravamo al 2°anno delle superiori, la prof di scienze della natura ci interrogò entrambi (come sempre io avevo studiato e lui no) e lui ebbe 8 e io a malapena 7. Quando suonò la campanella, lei mi si avvicinò e mi disse che la mia interrogazione le era piaciuta, ma che non brillavo di luce mia, che vivevo nella luce di Marco. Io mi arrabbiai e le risposi che si sbagliava di grosso.
In poche occasioni è capitato che le parole di qualcuno riuscissero a ferirmi così profondamente, specie perchè in quel momento le affermazioni di quella che reputo tutt'oggi un'emerita imbecille non erano assolutamente fondato, almeno non in quel momento nè in quegli anni.
In questo periodo invece, se qualcuno avesse usato le sue parole, avrebbe avuto nettamente ragione. Mi sono chiusa in casa, anche se col sorriso, ed ho scritto e scritto e scritto e man mano il mio scrivere è diventato disperato, il mio libro è diventato il mio riscatto...
Intanto Marco non trovava lavoro ed io pensavo al futuro come un accontentarmi di 500 euro al mese facendo la schiava in qualche negozio o come estetista e vedevo lui in una pizzeria a fare 12/14 ore di lavoro per portare avanti la famiglia...
Non mi ero data alternative e in effetti, la mia fobia scolare, non me ne concedeva.
Il mio libro stava diventando pian piano la mia fonte di speranza e di sogni...forse un'illusione.
Scrivere è la mia passione, ma potrei emergere come scrittrice fra un anno come fra 10 anni, per cui la mia vita non può basarsi su queste pagine scritte che comunque sia fanno la mia gioia.
Ero inquieta, erano mesi che facevo incubi tutte le notti e ogni giorno mi sentivo fragile e inutile, e non facevo altro che rifugiarmi nelle mie correzioni, fino a quando l'alimentatore non ha cominciato a fare i capricci.
Uno, due, tre giorni senza poter scrivere, senza poter continuare, mi hanno messa in uno stato di acceso nervosismo che è scemato soltanto quando, per un puro caso della vita, mi sono ritrovata ad andare nell'ospedale pediatrico in cui lavora il papà di Marco.
Siamo andati lì e nel bar dell'ospedale abbiamo parlato a lungo con lui del suo lavoro (tecnico di radilogia) e dell'università.
Quando siamo usciti dal parcheggio dell'ospedale, mi sono detta che Marco (che non voleva saperne) avrebbe potuto intraprendere questo percorso, magari con il mio aiuto, e fare un lavoro redditizio e meno stancante del suo...E poi mi sono guardata con gli occhi della mente e mi sono chiesta perchè mai pensavo soltanto a lui quando poi avrei potuto pensare per entrambi.
La fobia scolare mi stava rovinando e ancora i suoi artigli mi graffiano la pelle, ma ho deciso di tentare la scalata.
A luglio diploma e ad agosto i test per l'ammissione...
I miei problemi non sono cambiati e forse non ci riuscirò, ma il solo fatto di voler tentare per me è già una gran vittoria!
Quello che ho capito è che non bisogna mai scrivere con disperazione. Si scrive solo ed esclusivamente per il piacere di farlo e con il piacere di farlo, senza mirare a nulla. Scrivere non è un vincolo, ma una libertà, scrivere è esprimere se stessi e proporsi ai lettori senza aspettative.
Da quando ho capito, scrivo nuovamente per la gioia di farlo e per nient'altro...la mia carriera e il sostentamento per la mia futura famiglia lo costruirò contando sulle mie forze e sul mio lavoro.
Se poi un giorno sarò soltanto scrittrice che ben venga, ma prima di allora voglio rimboccarmi le maniche e brillare...brillare...

2 dicembre 2010

Ancora consigli su come scrivere un romanzo

Premetto che dopo un'accurata lettura di un libro sull'argomento "Come diventare scrittori oggi" di Andrea Mucciolo, ho deciso di scrivere questo post e di trasferire i tratti salienti da me elaborati al fine di consigliare ai miei lettori cosa bisogna fare per scrivere un romanzo (o semplicemente per sentirsi + sicuri di sè quando lo si scrive!)
In fondo, spesso leggiamo consigli non perchè non sappiamo fare le cose, ma perchè vogliamo essere certi che quello che facciamo sia, in un certo qual modo, giusto. Mi sto forse sbagliando?
Bene, cominciamo...
I primi passi da fare, prima di lanciarsi nella scrittura sconsiderata sono:
- decidere a quale genere letterario apparterrà la nostra opera (fantasy, horror, giallo, noir, rosa, thriller);
- a quale pubblico vogliamo indirizzarla (adolescenti, adulti, esperti nel settore);
- se il tema che abbiamo deciso di trattere è originale, se costituisce una novità o se invece potrebbe apparire come un orrido scopiazzamento!
- domandarsi se si è davvero in grado di trattare da soli l'argomento di cui si è scelto di parlare o se invece ci serve aiuto (consulenza, libri, notizie, web). Ne seguirà sicuramente una raccolta di informazioni;
- Pensare bene se si vuole utilizzare la prima, oppure la terza persona per la stesura dell'opera
e valutare i vantaggi e gli svantaggi dell'una o dell'altra.

Fatto questo, avremo le fondamenta della nostra opera.

Pieni di grinta, il nostro primo desiderio sarà quello di lanciarci nella scrittura sconsiderata del nostro romanzo, mentre invece ci toccherà pazientare ancora e creare i personaggi.
Q
uanti ne desiderate, purchè utilizziate una scheda dei personaggi per ognuno di essi, delineandone molto accuratamente l'aspetto, il carattere, le propensioni, i segni particolari ecc.
Troverete una scheda dei personaggi da compilare in qualche mio post precedente, oppure anche in rete. è utilissimissimaaaaa, non dimenticatelo!

Il prossimo post sarà dedicato alla distinzione fra prima e terza persona, e il narratore onnisciente o esterno.
Sperando di esservi stata utile, buona giornata a tutti!



25 novembre 2010

LA PUNTEGGIATURA...rinfreschiamoci la memoria!

Sono rimasta stupita dal fatto che NESSUNO abbia commentato o quanto meno letto i miei due POST SUI DIALOGHI, i post che credo (assieme a quelli su come creare un personaggio e sulla scheda del personaggio) siano fra quelli + importanti che abbia mai pubblicato...
Erano interessantissimi ^_^
E vabè, dopotutto i miei consigli sono sempre qui, a disposizioni di chi voglia usufruirne e soprattutto a MIA disposizione poiché è facile predicare, ma è difficile camminare lungo la retta vita.
Ecco, oggi volevo parlare della punteggiatura.
PERCHè? PERCHè QUALCOSA DI COSì "BANLE" PER UNO SCRITTORE, anche se alle prime armi?
Perchè sono dell'avviso che dobbiamo sempre rinfrescarci la memoria; perchè non dobbiamo mai sentirci padroni di nulla, ma soltanto limitarci a scrivere e a tenerci sempre aggiornati, sempre in allenamento.
Inolre, siccome il notebook mi ha momentaneamente abbandonata xkè l'alimentatore si è rotto e sto aspettando che me lo riparino o cmq di avere 30 euro per acquistarne uno nuovo, mi sono detta che UNO BUON RIMASSO DI Grammatica NON FA MALE A NESSUNO!
(gggrrrrr mi mancano 5 capitoli da correggere prima di andare alla SIAE e quel cavolo d alimentatore m molla...sfiga sfiga sfiga! Ci accontentiamo del pc d casa, condiviso con le mie due sorelle che lo occupano dalle 12.00 in poi...uff)

LA PUNTEGGIATURA
Sarò breve, e ricordate sempre che le regole della punteggiatura non sono affatto rigide e che potete quindi decidere da voi dove sia + opportuno inserire un ";" piuttosto che un ".", o viceversa.
IL PUNTO - Si usa a conclusione di una frase o di un periodo, e viene anche impiegato nelle abbreviazioni (sig. dott.). Indica una pausa lunga.
LA VIRGOLA - Indica una pausa breve e viene usata quando si elencano più elementi senza fare uno della congiunzione e; quando ci si rivolge a qualcuno interpellandolo prima di un'apposizione (Leopardi nacque a Recanati, cittadini delle Marche); per separare fra loro alcune apposizioni e per delimitare un inciso.
La virgola, NON SI USA per separare il soggetto dal verbo (tranne che non sia un inciso) e per separare il nome dall'aggettivo.
IL PUNTO E VIRGOLA - è un segno + forte della virgola e meno forte del punto. Si usa soprattutto per separare dei periodi piuttosto complessi, quando lo stacco logico fra essi non è troppo forte da richiedere un punto.
I DUE PUNTI - Si usano per introdurre il discorso diretto (io personalmente non li uso per questo), per introdurre la spiegazione la precisazione o la conseguenza di ciò che si è detto immediatamente prima (Era una bella giornata di sole: decidemmo di fare una gita).
IL PUNTO INTERROGATIVO - Alla fine di una domanda.
IL PUNTO ESCLAMATIVO - Contrassegna un'esclamazione, un ordine o un'invocazione. A volte, può anche essere usato assieme al punto interrogativo, per esprimere meraviglia. Insisto a ricordare che va messo UN punto esclamativo alla fine di una frase o al massimo (e non ve lo consiglio) ne vanno messi 3. Quindi NON 2 nè 4 o 5 o a casaccio: 1 OPPURE 3.
I PUNTINI DI SOSPENSIONE - Si usano quando non si vuole completare una parola o una frase per ragioni di convenienza, tipo quando per incertezza si interrompe il discorso e si cambia la frase che si aveva in mente in un primo momento (Io voglio...cioè mi piacerebbe che fosse così).
Non dimenticate MAI che i puntini sospensivi vanno usati con passimonia e sono 3: non 2 nè 4,5 o a casaccio, ma soltanto 3!
LE VIRGOLETTE - Si usano per delimitare il discorso diretto o per mettere in evidenza una o più parole affinchè risalti il loro significato. Vengono usate anche per i titoli delle opere.
IL TRATTINO - Per delimitare un inciso quando la virgola sarebbe uno stacco troppo forte.
LE PARENTESI - La loro funzione è quella di delimitare un inciso non essenziale alla comprensione della frase, ma utile per il lettore in quanto all'interno sono inserite informazioni.
L'APOSTROFO - Per questo segno bisogna fare un discorso a parte, un pò + complicato, e quindi lo tratteremo + avanti.

12 novembre 2010

Il dialogo (parte II)

Ma quanto potrà mai essere complicato scrivere un dialogo? In fondo non facciamo altro che comunicare verbalmente fra noi tramite dialoghi di tutti i generi, ma sì, ci diciamo qualsiasi cosa e ci viene così naturale...è così facile...
E invece NO!
Vi dico che scrivere un buon dialogo letterario è più difficile di quanto pensiamo, questo perchè prima di tutto, nella vita di tutti i giorni, durante i nostri dialoghi con il fruttivendolo, con nostro marito, con la professoressa o il datore di lavoro, diciamo spesso cose NON NECESSARIE!
Mentre chiacchieriamo amabilmente, ci capita di trattare argomenti di scarso interesse, che forse neanche ci riguardano; di buttare lì qualche parolina in dialetto, qualche frase fatta, tutte cose che nella stesura di un dialogo scritto, non servono a far andare avanti la storia.
Non voglio dire che il dialetto debba essere abolito del tutto (ad esempio nella caratterizzazione di un particolare personaggio o cmq di un particolare contesto ci può anche stare, ma sempre in minima parte), mentre per le frasi fatte tot out, ma voglio dire che dobbiamo essere moderati e che dobbiamo avere criterio.
Il dialogo spesso è quella chiave che ci permette di sbloccare una situazione, che ci permette di far proseguire velocemente la storia e proprio per questo noi non dobbiamo privarlo di elasticità e dinamicità allungando il solito brodo.
Mi seguite?
Spero di sì (ecco, quando vi do consigli è come se stessi parlando e quindi divago, faccio errori, mi concedo una risatina e un cambio di argomento di tanto in tanto perchè così mi va, ma quando sono seria ed ho a che fare con il mio romanzo, non posso assolutamente permettermi certi lussi...E NEANCHE VOI!)
Dicevamo quindi che voglio che ricordiate bene che
tutto quello che si mette sulla pagina deve servire a caratterizzare un personaggio e a far andare avanti la storia. Se le battute del vostro dialogo non svolgono entrambe queste funzioni, o almeno una delle due, vanno drasticamente E-L-I-M-I-N-A-T-E!
Anche se vi duolerà, il mio consiglio è quello di cancellare tutto ciò che è sulla vostra pagina a puro scopo decorativo (e fidatevi che ne avrete da potare...la prima sono io ^_^).
"Quel pezzo era veramente bello."
"Poteva starci bene..."
E INVECE NO!
Il pezzo che tanto vi piaceva potrete aggiungerlo poi, magari in una descrizione o in un tratto narrato. NON APPESANTITE I VOSTRI DIALOGHI!
Inoltre, (e ancora mi do la zappa sui piedi) non dovete dimenticare che nei dialoghi bisogna essere PLAUSIBILI.
Non possiamo scrivere pagine e pagine di dialoghi dove i personaggi si scambiano un susseguirsi di informazioni che sì, sembrano essere utili alla storia ma che tuttavia la deturpano orribilmente. Troverete, ops troveremo, altri modi per informare il lettore della stagione in cui è ambientata la storia oppure di che colore sono gli occhi del panettiere.
"Grazie Tom, per essere venuto a portarmi il pane in una così afosa mattinata di metà giugno" oppure "Grazie per essere venuto a portarmi il pane Tom, mi stavo proprio domandando cosa avrei accostato all'insalata che servirò questa sera. è verde sai, proprio come il colore dei tuoi occhi smeraldini."
Come vi suonano?

VOMITEVOLI!
Ebbene, spesso non ci accorgiamo di compiere delitti simili!
Quindi, come vi ho detto, bisogna essere plausibili, avere orecchio e rileggere attentamente ciò che si scrive (anche 2 o 3 o 4 volte) per cercare di minimizzare questo comunissimo errore. Per aiutarvi in questo compito, vi consiglio di rileggere i dialoghi ad alta voce oppure di farveli leggere da qualcuno che abbia moooolta pazienza.
Io provvedo rileggendo ad alta voce i pezzi che non mi suonano e purtroppo sono certa che i miei dialoghi non siano perfetti come voglio che siano i vostri tuttavia, come dico sempre, i consigli che do ai lettori del mio blog sono gli stessi che do a me stessa ogni giorno!
Buona serata e buona scrittura!

9 novembre 2010

Il dialogo

Avevo pensato di scrivere un bel post sui dialoghi, poi ci ho riflettuto bene e mi sono detta che chi meglio di Stephen King può riuscire nell'intento di penetrare nel mondo complicato del dialogo?
Ho preso il suo bel libro On Writing e ho ricopiato pazientemente il pezzo, che spero troverete interessante quanto l'ho trovato io.
Vi consiglio l'acquisto di questo tomo...semplicemente stupendo!

"Parliamo un momento del dialogo, la parte parlata del nostro programma. E’ il dialogo a dare voce al vostro cast ed è cruciale nel definire i personaggi: solo le azioni manifestano il carattere, ma la parola è subdola, ciò che le persone dicono spesso le rivela al prossimo in modi di cui loro stesse sono totalmente inconsapevoli.
Voi potete informarmi tramite la narrazione pura e semplice che il vostro protagonista principale, Mistuh Butts, non è mai andato bene a scuola, non è mai nemmeno andato molto a scuola, ma potete trasmettermi la stessa nozione, e in maniera assai più incisiva, attraverso il suo modo di parlare... e uno dei punti cardinali del buon raccontare è non raccontare mai una cosa quando la si può invece mostrare:"Secondo te com'è?" chiese il ragazzo. Grattò nella terra con la punta del bastone senza alzare la testa. Disegnò forse una palla, o un pianeta, o nient'altro che un cerchio. "Credi che la terra giri intorno al sole come dicono?"
"lo non so che cosa dicono", rispose Mistuh Butts. "lo non ho mai studiato che cosa dice questo o quello, perché uno ti dice una cosa e un altro te ne dice un’altra finché ti viene mal di testa e ti scappa l'ammenito."
"Che cos'è l'ammenito?" chiese il ragazzo.
"Ma non la pianti mai con le domande!" esclamò Mistuh Butts. Strappò il bastone dalla mano del ragazzo e lo spezzò. "L'ammenito ce l'hai nella pancia quando è ora di mangiare! Se no sei malato! E la gente dice che io sono ignorante!"
"Oh, appetito", disse placido il ragazzo e riprese a disegnare, questa volta con il dito.Un dialogo ben congegnato vi indicherà se un personaggio è intelligente o stupido (Mistuh Butts non è necessariamente un idiota perché non sa dire "appetito"; dovremo ascoltarlo ancora per un po' prima di decidere al riguardo), onesto o disonesto, divertente o barboso. Il buon dialogo, come quello di George V. Higgins, Peter Straub o Graham Greene, è una gioia da leggere; il dialogo brutto è mortale.
Di fronte al dialogo gli scrittori hanno diversi gradi di abilità. In questo campo voi potete migliorare la vostra, ma, come ebbe a dire un grand'uomo (per la verità era Clint Eastwood): "Un uomo deve conoscere i suoi limiti". H.P. Lovecraft era geniale quando si trattava di raccontare il macabro, ma come scrittore di dialoghi era uno strazio. Doveva saperlo, perché dei milioni di parole che scrisse, meno di cinquemila sono quelle dedicate al dialogo. I seguenti passaggi tratti da "Il colore venuto dallo spazio", in cui un contadino morente descrive la presenza aliena che ha invaso il suo pozzo, illustra bene il problema che aveva Lovecraft con i dialoghi. Ragazzi, la gente non parla in questo modo, nemmeno in punto di morte:
"Niente... niente... il colore brucia... freddo e bagnato... ma brucia... vive nel pozzo io l'ho visto... una specie di fumo... proprio come i fiori l'altra primavera... il pozzo di notte brillava... tutto quello che è vivo... succhiava via la vita da tutto quanto... nel sasso… deve essere arrivato in quel sasso... arriva dappertutto non so che cosa vuole... quella cosa rotonda che quelli dell'università hanno tirato fuori dal sasso... era dello stesso colore... proprio uguale, come i fiori e le piante... semi... l'ho visto la prima volta questa settimana... ti picchia nella testa e poi ti prende... ti brucia su tutto... viene da qualche posto dove le cose non sono come qui da noi... uno di quei professori ha detto così ... "E così via in un susseguirsi di informazioni spezzettate e inanellate l'una nell'altra secondo una precisa costruzione ellittica. E’ difficile puntare il dito su che cosa non va nel dialogo di Lovecraft a parte l'ovvio: è ampolloso e privo di vita, infarcito di inflessioni. Quando un dialogo funziona, lo sappiamo. Anche quando non va bene lo sappiamo: stride all'orecchio come uno strumento mal intonato.
Lovecraft era indiscutibilmente uno snob affetto da timidezza patologica (e anche un accanito razzista, le cui storie sono popolate da sinistri africani e da quel genere di congiurati ebrei che tanto preoccupavano mio zio Oren dopo la quarta o quinta birra), quel tipo di scrittore che mantiene una corrispondenza voluminosa ma ha difficoltà a stabilire rapporti personali diretti con il prossimo; fosse vivo oggi, è probabile che la sua Presenza sarebbe più vibrante soprattutto nelle varie chat-room di Internet. Scrivere bene i dialoghi è un'abilità che acquisiscono le persone più inclini a parlare e ascoltare gli altri, in particolare ascoltare, cogliendo accenti, ritmi, dialetto e slang. I lupi solitari come Lovecraft sono spesso carenti in questo settore, lo riproducono male o con la cura con cui si scriverebbe in una lingua che non fosse la propria lingua madre.
lo non so se il romanziere contemporaneo John Katzenbach è un individuo solitario o no, ma il suo romanzo Corte marziale contiene alcuni cattivi dialoghi davvero memorabili. Katzenbach è quel tipo di romanziere che fa impazzire gli insegnanti di scrittura creativa, uno splendido narratore la cui arte è guastata dall’autoripetizione (un difetto curabile) e un orecchio per il parlato che è gravemente ostruito (un difetto che probabilmente non ha rimedio). Corte marziale è un giallo ambientato in un campo di prigionia militare durante la seconda guerra mondiale, un bello spunto che diventa problematico nelle mani di Katzenbach quando entra nel vivo della vicenda. Sentite il tenente colonnello Phillip Pryce che parla ai suoi amici poco prima che i tedeschi del corpo di guardia dello Stalag Luft 13 lo portino via, non per rimpatriarlo come sostengono, ma probabilmente per fucilarlo nel bosco. Pryce afferrò di nuovo Tommy. "Tommy", bisbigliò, "questa non è una coincidenza! Niente è come sembra! Vai più a fondo! Salvalo, ragazzo mio, salvalo! Perché più che mai ora sono convinto che Scott sia innocente!... Ora siete da soli, ragazzi. E ricordatevi, conto su di voi perché resistiate! Dovete sopravvivere! Qualsiasi cosa accada!"
Si girò verso i tedeschi. "Molto bene, Hauptmann" disse in un tono improvvisamente deciso e straordinariamente calmo. "Ora sono pronto. Fate di me ciò che volete."
O Katzenbach non si rende conto che ogni parola del tenente colonnello è un cliché da film bellici anni Quaranta o ha volutamente utilizzato questo richiamo per risvegliare nel suo pubblico sentimenti di compassione, tristezza e forse nostalgia. In ogni caso, non funziona. Il solo sentire evocato dal brano è una sorta di spazientita incredulità. Ci si chiede se il testo sia mai stato visto da un editor e, in tal caso, che cosa gli o le ha impedito di usare la matita blu. Dato il considerevole talento di Katzenbach in altri aspetti dello scrivere, questa sua limitazione consolida in me l'idea che scrivere bene i dialoghi è arte oltre che mestiere.
Molti bravi scrittori di dialoghi devono avere quello che definiamo un "orecchio" naturale, proprio come certi musicisti e cantanti sono intonati perfettamente o quasi perfettamente per natura. Ecco qui un passo dal romanzo Chili con Linda di Elmore Leonard. Potete confrontarlo con i brani che vi ho proposto di Lovecraft e Katzenbach, notando prima di tutto che qui ci troviamo di fronte a un botta e risposta come Dio comanda e non davanti a un pomposo soliloquio:
Chili... rialzò la testa mentre Tommy diceva: "Tutto bene?"
"Vuoi sapere se rimorchio?"
"Parlavo del tuo lavoro. Come ti va? So che hai fatto centro con Get Leo, splendida pellicola, splendida. Vuoi che te lo dica? Era buono. Ma il seguito... come si intitolava?"
"Get Lost."
"Già, giusto quello che è successo prima che riuscissi a vederlo, è scomparso."
"Non è partito alla grande e lo hanno mollato. lo ero contrario a fare un seguito fin dal principio. Ma quello della produzione alla Tower dice che il film lo faranno, con o senza di me. Mi sono detto, be', metti che mi venga fuori una storia buona ... "
Due uomini a pranzo a Beverly Hills e sappiamo subito che sono entrambi attori. Può darsi che siano fasulli (ma forse no), però li si prendono subito così come sono nel contesto del racconto di Leonard; anzi, li accogliamo a braccia aperte. Il loro dialogo è così realistico che non possiamo non provare anche il colpevole piacere che coglie chi si inserisce e quindi origlia una conversazione interessante. Ci giungono anche, sebbene in pennellate approssimative, indizi sul carattere. Siamo all'inizio del romanzo e Leonard è un professionista esperto. Sa di non dover buttar dentro tutto subito. Tuttavia non veniamo forse a sapere qualcosa del carattere di Tommy quando assicura Chili che Get Leo non è solo splendido, ma anche buono?
Possiamo domandarci se un dialogo del genere sia fedele alla vita quotidiana o solo a una certa idea della vita, una certa immagine stereotipata degli attori di Hollywood, dei pranzi hollywoodiani, degli affari come si trattano a Hollywood. E’ un interrogativo più che lecito e la risposta è: forse qualcosa di artefatto c'è. Ciononostante alle nostre orecchie il dialogo suona autentico; quando è al suo mglio (e sebbene Chili con Linda sia molto piacevole, è lontano dai suoi lavori migliori), Elmore Leonard è capace di una sorta di poesia di strada. L’abilità necessaria a scrivere dialoghi di questo genere viene da anni di pratica; l'arte viene da un'immaginazione creativa che lavora sodo e si diverte.
Come per tutti gli altri aspetti della fiction, la chiave per scrivere buoni dialoghi è la sincerità. Se siete sinceri nel riferire le parole che escono dalla bocca dei vostri personaggi, scoprirete di esservi esposti a una nutrita salva di critiche. Non passa settimana senza che io riceva almeno una lettera incazzata (di solito più di una) che mi accusa di essere volgare, razzista, omofobico, brutale, frivolo, se non di essere uno psicopatico tout court. Nella maggioranza dei casi a mandare in fibrillazione i miei corrispondenti sono brani di dialogo: "Scendiamo da questa cazzo di Dodge" o "Non ci prendono molto bene i musi neri da queste parti" o "Che cosa cazzo credi di fare, pezzo di frocio?"
Mia madre, pace all'anima sua, non approvava le parolacce e le espressioni volgari, diceva che erano "la lingua dell'ignorante". Ciò tuttavia non le impediva di esclamare: "Oh, merda!" se bruciava l'arrosto o si pestava il pollice martellando un chiodo nel muro. Né impedisce ai più di noi, cristiani o pagani, di uscircene con espressioni analoghe (se non più forti) quando il cane vomita sul tappeto buono di casa o l'automobile casca dal cric. E’ importante dire la verità; da essa dipendono molte cose, come ha quasi detto William Carlos Williams scrivendo di quella carriola rossa. Ci saranno i puristi bacchettoni a cui la parola "merda" non piace ed è possibile che non piaccia molto nemmeno a voi, ma certe volte dall'espressione volgare non si può sfuggire: non si è mai sentito di un bambino che corra da sua madre a riferirle che la sorellina ha appena "defecato" nella vasca da bagno. Immagino che potrebbe dire che ha fatto "il bisogno grosso" o "ha sporcato", ma temo che "ha fatto la cacca" resterebbe la scelta più naturale (si sa che il boccale piccolo ha manici grandi).
Dovete dire la verità perché il vostro dialogo abbia le risonanze e il realismo di cui Corte marziale, per quanto abbia una buona storia, è così tristemente carente, ma questa onestà deve essere applicata fino in fondo, cioè anche a quello che scappa di bocca a chi si pesta un pollice con il martello. Se sostituite "Oh, merda!" con "Oh, marmo" per riguardo verso la Lega per la lotta contro la volgarità, trasgredite a una norma del tacito contratto che esiste tra scrittore e lettore: la vostra promessa di dire la verità su come la gente si comporta e parla attraverso lo strumento di una storia inventata.
D'altra parte può benissimo esserci uno fra i vostri personaggi (la vecchia zia nubile del protagonista, per esempio) che esclama "Oh, marmo" invece di "Oh, merda" dopo essersi pestata il pollice con un martello. Saprete come esprimervi se conoscete il vostro personaggio, e noi impareremo di lui (o lei) qualcosa di più, che ce lo renderà più vivo e interessante. Il trucco sta nel lasciare che ciascun personaggio parli liberamente, senza preoccuparsi dell'approvazione della suddetta Lega o del Circolo femminile cristiano di lettura. Comportarsi diversamente sarebbe da vigliacchi oltre che da disonesti e, credetemi, scrivere fiction in America agli albori del ventunesimo secolo non è mestiere per intellettuali vigliacchi. Il mondo è popolato da aspiranti censori e, sotto sotto, mirano tutti alla stessa cosa: vogliono che voi vediate il mondo come lo vedono loro... o ,che almeno teniate la bocca chiusa su quello che vedete voi e che se ne discosta. Sono tutti agenti dello status quo. Non necessariamente gentaglia, ma gente pericolosa, se per caso credete nella libertà intellettuale.
Si dà il caso che io concordi con mia madre: parolacce e volgarità sono veramente la lingua dell'ignorante e i verbalmente invalidi. Quasi sempre, perché le eccezioni esistono, tra le quali certi aforismi volgari ricchi di coloritura e vivacità. "Sono più indaffarato di un uomo con una gamba sola in una gara di calci in culo", "I desideri in una mano, la merda nell'altra, vedi tu quale si riempie prima" sono espressioni che, come varie altre simili, non si addicono ai salotti, ma non mancano certo di forza figurativa. Oppure consideriamo questo brano tratto da Brain Storm di Richard Dooling, dove la volgarità diventa poesia:"Reperto A: un rustico pene capoccione, un barbaro sorcovoro senza un bruscolo di decenza. Il muscolzone dei mascalzoni. Un tanghero spregevole e vermiforme con un luccichio serpentino nell'occhio solo. Un turco gozzoviglioso che colpisce nelle buie cripte di carne come un fulmine fallico. Un cagnaccio avido in cerca di ombre, umidi pertugi, estasi passeriformi e sonno ... "
Sebbene non sia proposto nella forma del dialogo, voglio citare qui un altro passo tratto da Dooling perché è una dimostrazione dell'opposto: e cioè si può raggiungere un grado di scrittura ammirevole senza far assolutamente ricorso alla volgarità:
Gli montò a cavalcioni e si preparò al necessario collegamento tra porte, adapter maschio e femmina pronti, I/0 attivato, server/client, master/slave. Null'altro che una coppia di macchine biologiche high-end che si apprestano a un contatto a caldo con modem via cavo e al reciproco accesso ai rispettivi processori front-end.
Se io fossi come Henry James o Jane Austen, che scrivevano solo di zerbinotti o di acculturati universitari, non dovrei mai usare parolacce o espressioni volgari; forse nessuno dei miei libri sarebbe stato bandito dalle biblioteche scolastiche d'America e non avrei ricevuto una lettera da un servizievole fondamentalista che vuole farmi sapere che brucerò all'inferno, dove tutti i miei milioni di dollari non mi serviranno per acquistare neppure un solo sorso di acqua. lo non sono tuttavia cresciuto tra persone di quel genere. lo sono cresciuto nella piccolissima borghesia americana e quello è l'ambiente di cui posso scrivere con la maggiore onestà e cognizione di causa. Significa che dicono più spesso merda che marmo quando si pestano il pollice, ma è una condizione con cui mi sono pacificato. Né, per la verità, con essa ero mai stato in guerra.
Quando ricevo una di Quelle Lettere o mi trovo di fronte a una nuova recensione in cui mi si accusa di essere volgare e incolto - come in certa misura sono - trovo conforto nelle parole del verista Frank Norris, che scrisse a cavallo dei due secoli e che annovera tra i suoi romanzi The Octopus, The Pit e Una storia di San Francisco: McTeague, un libro veramente grande. Norris raccontò di appartenenti alla classe lavoratrice nei ranch, nei mestieri umili metropolitani, nelle fabbriche. McTeague, il protagonista della più bella opera di Norris, è un dentista incolto. I libri di Norris suscitarono non poca indignazione generale, alla quale rispose con compassato sdegno: "Che cosa mi importa delle loro opinioni? lo non sono mai stato servile. Ho raccontato loro la verità".
Certe persone non vogliono sentire la verità, naturalmente, ma questo non è un problema vostro. Voi avreste un problema se voleste fare lo scrittore senza voler essere franchi. Il modo di esprimersi, rozzo o elegante, è un indice del carattere; può anche essere una ventata di aria fresca in una stanza che certa gente preferirebbe tenere chiusa. Alla fine l'interrogativo importante non ha niente a che vedere con il sacro o il profano che mettete in bocca ai personaggi della vostra storia; il solo interrogativo è come suona sulla pagina e all'orecchio. Se volete che suoni sincero, dovete parlare in prima persona. Ancor più importante, dovete chiudere la bocca e ascoltare gli altri."

30 ottobre 2010

Curare le nostre opere. 10 semplici regole!

Qualche regola per curare meglio le nostre opere.

1) ELIMINARE LE PAROLE INUTILI. Spesso, senza accorgercene, tendiamo ad appesantire i nostri scritti con parole inutili che "allungano il brodo", che tolgono dinamicità al racconto e che lo rendono mediocre rispetto a quello che potrebbe essere con un'accorta e coraggiosa revisione. Non dobbiamo avere paura, dobbiamo essere forti ed accettare che spesso per saltare alla pagina successiva aggiungiamo qualche parolina qua e là e qualche frase inutile, che sicuramente non piacerà affatto al lettore e neanche all'editore, specie se siamo scrittori esordienti (i quali non si possono permettere mai nulla). Quindi, vi dico, omettiamo le parole superflue, rivediamo il nostro racconto e tagliamo tutto quello che non è essenziale. Il consiglio che mi sono permessa di darvi viene niente meno che da uno dei migliori manuali di scrittura quale "Elements of style", di Strunk and White. " quindi, predetelo in considerazione.

2) ELIMINARE LA MAGGIORANZA DEGLI AGGETTIVI E DEGLI AVVERBI.
Tutti lo dicono ma nessuno lo fa, nemmeno io. Mea culpa. Ma almeno devo consigliarlo a chi mi segue e anche a me stessa. Gli elementi più importanti del racconto sono verbi e sostantivi, le parti della frase dotate di maggiore potenza. Sono i verbi ad essere gli elementi più importanti della storia perché caratterizzano l'azione, che è il nucleo di qualunque racconto. è inutile appesantire i verbi con una catasta di avverbi soltanto nel tentativo di abbellire i nostri scritti perchè rischiamo di ottenere l'effetto contrario. Ancora una volta, perdiamo dinamicità e diventiamo noiosi. Moody dice "Eliminate tutti gli aggettivi e gli avverbi, poi alla fine aggiungeretene nuovamente qualcuno qua e là", e ancora, "mettete nei racconti più azione, più dialogo".

3) IL RITMO. Fate attenzione alla lunghezza delle frasi. È importante tenere conto della musicalità delle frasi che si susseguono, del ritmo che si snoda nel paragrafo e nell'intero racconto. Con frasi troppo lunghe rischiate di perdere il filo e il tono in cui leggete nella vostra mente o a voce alta, nel caso contrario, solo frasi corte potrebbero assomigliare ad una lista della spesa malriuscita.

4) EVITARE I VERBI "ESSERE" E "AVERE". È una raccomandazione molto semplice: si tende molto a usare la forma "X è questo", "X è quello", poiché come si è detto prima la forza della scrittura è nei verbi, è necessario usare verbi che siano più incisivi, più suggestivi e originali.

5) EVITARE RIME E ALLITTERAZIONI. È necessario evitare di ricorrere agli effetti della scrittura poetica quando si scrive prosa, proprio perché nello scrivere prosa quello su cui ci si deve concentrare è la narrazione, altrimenti il rischio è di dimenticarsi della narrazione e di finire con l'essere semplicemente "esornativi".

6) SEMPLIFICARE I TEMPI VERBALI. Anche se in certe opere risulta piacevole, bisogna cercare di usare un solo tempo quando si scrive e quindi evitare di fare troppi salti temporali all'interno di uno stesso racconto, altrimenti si corre il rischio che il lettore possa fare confusione e sia costretto a rileggere (punto a nostro sfavore).

7) NON FARE TROPPE RIPETIZIONI, TUTTAVIA QUALCUNA POTREBBE ANCHE RISULTARE PIACEVOLE. A volte si possono ottenere effetti molto belli con la ripetizione di detrminate strutture o periodi prima di introdurre un periodo molto diverso, magari più denso o complicato. Questo sempre a proposito della musicalità della scrittura. Non bisogna però inciampare i ripetizioni di una stessa parola all'interno di una frase, del tipo "il comandante comandò" oppure "lo scrittore scrisse uno scritto" altrimenti, vi dico, siamo rovinati!

8) NON ESAGERARE CON LE SIMILITUDINI. Il pericolo è quello di fare costanti paragoni con altre cose, e mentre ci sembra di essere molto profondi, in realtà stiamo solo facendo perdere la nostra storia di efficacia. Quindi un corollario è che, se si vogliono usare similitudini, è meglio fare paragoni tra cose che sono estremamente distanti tra loro, non tra cose vicine o prevedibili.

9) USARE TUTTI I 5 SENSI. Una cosa che si fa spesso è quella di usare soltanto la vista, invece è molto importante lasciare lo spazio anche all'udito, all'olfatto, al gusto e al tatto così da rendere i nostri scritti molto più strutturati e piacevoli, capaci di coinvolgere il lettore a 360 gradi.

10)NON SEGUIRE ALLA LETTERA I 9 CONSIGLI SOPRA INDICATI. Sono consapevole che non è affatto facile seguire i consigli che vi ho appena dato, e con tutta franchezza ammetto di non riuscirci neanche io quindi vi dico, non importa se riuscite a metterli in pratica fino in fondo, basta soltanto che li teniate bene a mente quando scrivere, così da commettere meno errori possibile. Non vi dirò quante parole occorre che scriviate al giorno per essere dei buoni scrittori perchè proprio non lo so e perchè ritengo che nessuno lo sappia. Il mio fidanzato dice una cosa sacra: BATTI IL FERRO FINCHè è CALDO, ed è quello che dibbiamo fare. Darci dentro finchè siamo freschi ed abbiamo idee...e quando siete stanchi fermatevi, predetevi il vostro tempo perchè la scrittura è un processo lento e la revisione lo è ancora di più (anche noiosa, a parere mio, ma molti la trovano eccitante).

27 ottobre 2010

Punitemi! Sto rubando parole al vento e immagini ai sogni
(cit. Michele Moretti)

22 ottobre 2010

Studiando un brano tratto da "Coraline"

Nel blog Eco di Pioggia ho scritto questo piccolo brano ed ho invitato a riflettere sul contenuto, perchè mi piaceva molto, mentre in questo blog, sullo stesso brano, vorrei invitare a riflettere sul modo in cui è stato scritto.
è stato tratto da un Best Sellers, "Coraline", un romanzo horror per ragazzi (anches e lo ritengo tranquillamente per adulti).
Non solo credo che quest'opera sia veramente ma veramente singolare e originale, ma penso anche che sia un libro che vada riletto almeno un paio di volte per carpirne il significato profondo che vuole manifestare.
La prima volta che l'ho letto, l'ho trovato subito arido di sentimenti...
La bambina provava troppa poca paura, i gentori erano troppo distanti, c'era un non so chè...che proprio mi teneva a distanza.
Era scritto bene, per essere scritto bene, ma non mi soddisfaceva.
Poi l'ho riletto, e allora ho trovato i sentimenti abbozzati, e specie in questo breve tratto ho capito molte cose...
è un romanzo interessante, che consiglio a tutti quanti!
Cmq, tornando alla scrittura, rileggendolo mi sono resa conto che non tutti scriviamo allo stesso modo o meglio, che non tutti manifestiamo le emozioni allo stesso modo.
Io, per esempio, sono TRAGICA. I miei personaggi principali hanno bisogno di uno psicanalista e tutto è sempre permeato da sentimenti ed emozioni forti perchè io sono fatta così, ciò non significa che un libro non sia scritto bene se le emozioni non sono manifestate in modo tanto eccessivo.
S. King è un genio, Licia Troisi potea fare meglio nelle ultime trilogie, ma la apprezzo, C. Paolini non lo sopporto però Eragon e Eldest mi sono piaciuti, Terry Brooks lo adoro e anche Robin Hobb, ma in Meil Gaiman, l'autore di Coraline, ho scoperto un modo supersemplice di scrivere, un modo secco e veloce ed espremamente piacevole, che senza dubbio non mi appartiene, ma che ha molto da insegnare.
Leggete e vedrete le frasi brevi e d'impatto, e l'estrema semplicità delle parole...

-Quando ero piccola- disse Coraline al gatto -e abitavamo nella nostra vecchia casa, molto ma molto tempo fa, papà mi portò a fare una passeggiata nel terreno abbandonato che separava casa nostra dai negozi.
Il realtà, non è che fosse in posto ideale per andare a spasso. Era pieno di cose che la gente aveva buttato via: vecchie cucine a gas, piatti rotti, bambole senza braccia e senza gambe, lattine vuote e bottiglie rotte. Mamma e papà mi fecero promettere di non andarci mai da sola durante le mie spedizioni, perchè c'erano troppe cose taglienti e poteva venirmi il tetano e cose così. Ma io continuavo a dire che volevo esplorare quel posto. Così un giorno mio padre si mise i suoi stivaloni marrone e i guanti, poi mi infilò gli stivali, i jeans e un maglione, e andammo a fare un giro. Avremo camminato per una ventina di minuti. Scendemmo lungo un pendio, fin sotto un canalone dove scorreva in torrente, e di colpo papà mi disse: "Coraline scappa. Risali il pendio. Subito!"Me lo disse con tono severo, disperato, così obbedii. Corsi su per il pendio. Mentre correvo qualcosa mi fece male al braccio, ma io non mi fermai. Arriata in cima alla salita, sentii qualcuno che sfrecciava su per il pendio, dietro di me. Era mio padre, che correva come un rinoceronte alla carica. Quando mi raggiunse, mi prese in braccio e corremmo oltre la sommità della scarpata. Poi ci fermammo, ansimando e cercando di riprendere fiato, e guardammo di nuovo in fondo al canalone. L'aria pullulava di vespe gialle. Forse camminando avevamo calpestato un nido in un tronco marcio. Mentre correvo su per la salita, mio padre si era fermato per darmi il tempo di scappare, e l'avevano punto. E correndo gli erano caduti gli occhiali. Io ci avevo rimediato una sola puntura sul braccio. Lui, ben trentanove punture su tutto il corpo. Le contammo dopo, facendo il bagno. (...) -Così- disse Coraline -più tardi, sempre in quel pomeriggio, mio padre tornò là pre riprendersi gli occhiali. Disse che se avesse rimandato di un altro giorno, poi non si sarebbe più ricordato il punto esatto in cui erano caduti. E poco dopo tornò a casa con gli occhiali sul naso. Disse che non aveva avuto paura, mentre era fermo lì con le veste che lo pungevano e gli facevano male, mentre mi guardava correre via. Perchè sapeva che doveva darmi il tempo di scappare, altrimenti le vespe avrebbero inseguito tutti e due. (...) Coraline rimase ferma dov'era. -E mi disse che non era stato coraggioso restando lì fermo a farsi pungere - disse Coraline - Non era stato coraggioso perchè non aveva avuto paura: quella era l'unica cosa che potesse fare. Ma quando era tornato a riprendersi gli occhiali, sapendo che lì c'erano le vespe, aveva veramente avuto paura. Quello era stato vero coraggio. (...) - E perchè mai? - le domandò il gatto, con un tono che rivelava scarso interesse. -Perchè quando hai paura di qualcosa, e la fai comunque, quello è coraggio.

13 ottobre 2010

è da molto tempo che non scrivo più nulla in questo blog, ammetto di averlo trascurato perchè presa dal quotidiano e dalla scrittura, ma da oggi in poi riprenderò a lasciare consigli sulla scrittura.
Una bella raccolta di idee e informazioni e domani lascerà un gran ben post!

8 agosto 2010

Ho bisogno di un consigliooo

Chiedo consiglio agli amici che mi seguono su blogger, anche se immagino che la maggior parte di loro siano piacevolmente sdraiati su una bella spiaggia bianca sotto un sole cocente, a pochi passi dal mare ^_^...
Da sapere è che il protagonista, a causa di alcune vicende, si ritroverà ad incontrare gli altri personaggi principali nel corso della storia.
Nella prima bozza, avevo fatto in modo che egli li vedesse nei primi capitoli tramite una specie d'incantesimo, dedicando una sorta di paragrafo per ognuno di loro sempre però dal punto di vista del protagonista che li stava guardando, ma siccome poi rileggendo mi è sembrato troppo scontato, ho eliminato questa scena conservando però i vari spezzetti dei paragrafi.
Adesso la storia mi piace di più, ma sono combattuta fra l'inserire questi paragrafi durante il racconto, prima dell'incontro fra protagonista e altri personaggi, oppure di eliminarli definitivamente e lasciare l'effetto sorpresa.
Se da un canto penso che l'effetto sorpresa sia importante, dall'altro credo che anche un misero paragrafo di mezza pagina su di un personaggio diverso possa essere altrettanto stimolante per la fantasia del lettore.
Cosa faccio? Voi cosa ne dite?
Vi ringrazio in anticipo e mi scuso per la confusione che ci ho messo nel senso del discorso, ma parlare del mio libro mi risulta sempre complicato ^_^

23 giugno 2010

La gioia di scrivere

E mi sento bene a poco a poco perchè sto scrivendo, perchè finalmente tutto procede di nuovo e velocemente, e posso di nuovo sorridere per il mio lavoro...
Xkè sapete, per me scribvere non è un hobby, ma è vita, ed è anche un lavoro, IL MIO LAVORO, il lavoro che mi è stato cucito addosso, quello che voglio fare...
C'è chi ha detto "mamma, da grande voglio fare l'astronauta..."
Io ho detto "mamma, da grande voglio essere felice...e scrivere mi rende felice, mi rende ME al 100% come niente riesce a fare.
Sto correggendo e scrivendo, sto di nuovo inventando.
E come descrivere la sensazione che mi provoca tutto questo?
In quanto scrittrice potrei anche farlo...ma non adesso che mi sento così euforica, magari in seguito con + calma.
è da qualche giorno che rivedo il tavolo di casa mia cosparso di quaderni, di fogli di tutte le dimensioni e di post-it colorati appiccicati un pò ovunque. Scrivo appunti dappertutto e ricordo ogni cosa, e mi diverto e le ore passano liete e mi sento stanca alla fine, stanca e realizzata...soddisfatta...
Il mio libro mi fa sentire soddisfatta, mi rende fiera di me.
Scrivo e credo in me, perchè questo è il mio futuro...

19 giugno 2010

E se il lavoro è andato male, ho avuto un'ulteriore conferma che la scrittura andrà alla grande hehe...
Perché?
Perchè è questo il mio "mestiere" e la vita cerca di farmelo capire in tutti i modi!
Sarà dura, mi accontenterò di lavoretti di poco conto, magari non ne sarò soddisfatta, ma ci sarà sempre la scrittura a dirmi quanto valgo...
Marco mi ha delusa molto ieri sera, ma nella sua testolina aveva le sue buone ragioni, che sto smantellando lentamente...
Presto capirà e in fondo un pizzico voglio comprenderlo anche io xkè lo conosco e so che ha paura di dover afforntare tutto da solo. Vuole un futuro al + presto cn me e vede tutto sulle sue spalle...siamo giovani ed abbiamo paura, ma qualcosa uscirà anche x noi...
E io solo cn una famiglia sulla spalle nn lo lascerò di certo...

17 giugno 2010

Da un'intervista a Stephen King

Una volta un giornalista fece una bella domanda
a Stephen King:

"Saprebbe scrivere un romanzo di una
sola riga?"

King, che di solito deborda in centinaia di pagine (spesso
felicemente), ci pensò un po' su e rispose:

"Credo di si..."

e continuò così:


"L'ultimo uomo rimasto
sulla Terra è chiuso nella sua stanza. Bussano."

14 giugno 2010

Sono contenta!

La vita è strana, il giorno prima non hai niente, peggio di tutto non hai idee, e il giorno dopo ti ritrovi carica di nuove speranze, di nuove proposte e piena di vita! Sarà stato l'ottimismo dell'altro ieri a portarmi fortuna? Io proprio non lo so, quello che so è che sto scrivendo di nuovo con la grinta e la fantasia di prima (che temevo di aver perduto), che vivo il mio rapporto con Marco alla grande, che stiamo pensando di fare un bel matrimonio civile e di accontentarcene prima di poterci sposare in kiesa e che mi è stato proposto un lavoro...sì, proposto!!! Sebbene io abbia per la testa di diventare una scrittrice e che desideri una rubrica tutta mia per comunicare con la gente e dare loro consigli e pareri, e magari di pubblicare qualche racconto su qualche rivista, quello che mi è stato offerto non è certamente da disprezzare...ma entriamo nei particolari. Io vado tutti i giorni a prendere il caffè ad un bar che dista al massimo 50 metri da casa mia e mi siedo fuori, dove mi metto a scrivere e a parlare con gli amici. Accanto al suddetto bar c'è un altro bar, dove non vado mai, di proprietà di una signorina un pò nevrotica ma dall'animo buono (si vede dagli occhi hehe). Sabato sera, la proprietaria del bar nel quale non vado mai ha incontrato mio padre che la sta inserendo in un'associazione di servizi a pizzerie, bar ecc. e lei gli ha chiesto, con molto ardore direi, se io potevo essere interessata a ricoprire un ruolo di gestione e responsabilità nel suo bar. Ha detto che mi reputava una persona affidabile e che quindi mi voleva alla cassa, che ero una persona onesta e che non voleva mettermi a fare la barista bensì la responsabile... Questa notizia l'ho appresa ieri telefonicamente da mio padre che, come al solito, ha cercato di scoraggiarmi, ma non c è riuscito! Stamattina e oggi pome sono andata al bar e ho parlato con la signorina che affaccendatissima mi ha chiesto di tornare domani ma che, in poche parole, mi ha detto quello che avevo già appreso dalle parole di babbo!!! Certo, ha detto che devo imparare a fare il caffè ed altre mansioni, ma mi ha specificato che non vuole che faccia la barista...mi ha detto che all'inizio dovrò fare qualche consegna, ma mni ha promesso che non mi manderà lontano. Io sn stata titubante, ma dopo aver riflettuto domani accetterò! E sono contentissima! Il libro va alla grande, Marco è sempre accanto a me e mi sento sempre + amata e forse inizierò anche a lavorare... ^_^ Sono contentissima...

12 giugno 2010

Di nuovo io

Amo scrivere, amo scrivere, amo scrivere! è da qualche giorno che ho recuparato il mio "rapporto" con la scrittura e sono finalmente, nuovamente viva (detesto tutti questi avverbi ma lasciamoli qui hehe) Sono viva... Sento quell'adrenalina dentro, quella voglia di fare che mi fa sudare e mi fa inpazzire davanti ad un pc tutto il giorno, perchè so che ne vale la pena!Ne vale la pena e ce la faccio di nuovo! C'è la forza per farlo! Sono di nuovo io, al 100%, completa!!! Erano mesi che mi mancava una piccola parte di me, quel non riuscire a scrivere mi ossessionava, ma è finita...la bufera è passata!!! Non posso sat qui a scrivere, devo darmi da fare col mio romanzo ^_^ ma prima di tutto kiamare Marco per dirgli come mi sento!!! Non so se ridere o piangere, le emozioni sono troppo forti. Le ho sentite radunarsi dentro di me e sono rimasta a guardare il disegno prendere forma e colore sotto i miei occi e finalmente rieccomi qui, pronta!!! Auguratemi buona fortuna perchè è di quella che avrò bisogno!!!

4 maggio 2010

Per Daria: consigli per iniziare a scrivere

Ieri pomeriggio alle 15.00, Daria in un commento mi ha chiesto come si inizia a scrivere.
Io stamattina ho tentato di risponderle commentando l'ultimo suo post, ma ho notato che andavo dilungandomi troppo, come sempre, così ho deciso di dedicarle un intero post hehehe!
Allora, carissima Daria, ti dirò che non è facile rispondere alla tua domanda, anche se in qualche modo lo farò, fidati di me!
Prima di tutto devi domandarti perchè vuoi cominciare a scrivere qualcosa e che cosa...
Io x esempio ho cominciato a scrivere per solitudine. Fino a poco tempo fa mi vergognavo ad ammetterlo, ma adesso no:
HO COMINCIATO A SCRIVERE PER SOLITUDINE e non solo, HO SCRITTO X DIMOSTRARE QUALCOSA A ME STESSA E A KI MI CIRCONDA perchè SOFFRO DI FOBIA SCOLARE e questo mi impedisce di diplomarmi anno dopo anno!
Scrivere in caratteri cubitali mi fa sentire ancora + libera ^_^, tornando a noi, ti dico che prima di tutto devi domandarti perchè vuoi scrivere qualcosa e quanto del tuo tempo e della tua buona volontà e della tua dedizione sei disposta ad investire!
(Fallo seriamente ma non troppo seriamente perchè tanto le pagine, vedrai, ti si riempiranno da sole!)
Presa la tua decisione IO VOGLIO SCRIVERE, ti ritroverai di fronte al genere da scegliere e di fronte alla storia da inventare.
Non avendo alcuna esperienza, il mio primo libro (quello che sto correggendo) l'ho cominciato inventando personaggi, trama, ideando paesaggi, disegnando cartine geografiche del mondo immaginario in cui si ambienta adesso la storia e tracciandovi i percorsi che i personaggi avrebbero potuto seguire, immaginando nemici che avrebbero dovuto affrontare! Tutto alla rinfusa xò, senza uno schema ben preciso nella mia mente...quello è venuto dopo (avevo 14 anni e come vedi, a 21 ti dico che scrivo realmente da al massimo 2 o 3 anni).
Premesso che sono convinta che ognuno abbia un modo tutto suo per iniziare e che io sono una mezza calzetta x adesso, posso comunque aiutarti a non farti perdere troppo tempo e quindi consigliarti di sederti in un posticino accogliente e ranquillo, quello in cui riesci a trovare ispirazione, e cominciare a pensare.
Carta e penna, niente pc.
Pensa e non scrivere nulla fino a quando non sentirai un impulso irrefrenabile.
Questo è quanto ho fatto in questi giorni per la stesura dl prima bozza dl trama del thriller-horror che ho intenzione di scrivere: mi sono seduta al bar e pensa pensa pensa e scrivi scrivi scrivi appunti, mi sono ritrovata con 7 pagine di trama, protagonista con passato, presente e futuro abbastanza soddisfacente, personaggi secondari, antagonista e finale!

In modo concreto ti indicherò alcuni punti da seguire, con molta umiltà perchè ti avverto che potresti non riscontrare nei miei consigli un aiuto valido oppure potresti vincere un premio nobel... ^_^

  • Prima di tutto mettiti seduta con carta e penna comincia a pensare.
  • Metti giù una prima bozza di informazioni, tutto quello che ti passa per la testa, e vedrai che scrivendola prenderanno forma ambientazioni, timide bozze di personaggi e la storia in sè.
  • Scrivi una trama da seguire, anche se t avviso a priori che non la seguirai realmente perchè quando sarai nel pieno della creatività le parole ti condurranno altrove. Dovrai però essere brava a non perdere il filo logico.
  • Creato un inizio, uno svolgimento ed una fine sul quale camminare, ti consiglio di fare le famose SCHEDE DEI PERSONAGGI (alle quali ho dedicato anche un post). Creane alcune seguendo lo schema, almeno per il protagonista, i suoi compagni se ne avrà, l'antagonista e chiunque riterrai importante per lo svolgimento della storia. Le schede dei personaggi ti aiuteranno molto a tenere sempre presente l'aspetto e le caratteristiche dei tuoi personaggi, ma soprattutto a definire il loro carattere che non dovrà cambiare via via nel corso della storia a meno che la storia stessa non lo richieda.
  • Cosa mooolto importante è dare uno scopo a quello che andrai a scrivere, inserirvi un messaggio di vita, condurre il protagonista al raggiungimento dei suoi obiettivi o al fallimento (dipende dai punti di vista! Non devi mica per forza dare un buon messaggio!)
  • Fatte le schede e quindi inventati i personaggi, inventata l'ambientazione e la trama da seguire, prima di cominciare col CAPITOLO I a pc ti consiglio di dividere in sequenze la trama, non per farne capitoli ma delle scene che poi magari suddividerai in capitoli, paragrafi o altro a tuo piacimento!
  • Ricordati di scegliere il punto di vista, ti consiglio la terza persona, di non usare paroloni difficili o frasi troppo lunghe, di non perderti nelle descrizioni dimenticando ql ke stavi dicendo, di curare la musicalità dl frasi e soprattutto di dare sempre un SENSO ai dialoghi!
  • ultimi consigli: scrivi il capitolo, terminalo sempre in modo tale che al lettore verrà voglia di andare a sbirciare in quello successivo, correggilo, rileggilo, chiudilo e riaprilo dopo uno o due mesi quindi correggi, rileggi e posa. Questo per ogni capitolo!
Se dovessi avere bisogno d'altro o per altre domande puoi contattarmi sulla mia mail, così come potrà farlo chiunque dovesse avere bisogno del mio aiuto in materia di scrittura e non.
ninfa_dei_boschi@hotmail.it

Spero di esserti stata utile!
Melina

3 maggio 2010

Finito lo schema del libro nuovo!

Buon pomeriggio a tutti!
Sono molto contenta perchè stamattina ho finito lo schema per il thriller-horror che ho intenzione di scrivere e mi sento grintosa come un leone!La correzione del primo della trilogia fantasy alla quale sto lavorando procede a singhiozzi ma mi sento fiduciosa...fiduciosa come quando ti accorgi che durante un temporale la pioggia diventa meno intensa e il cielo + chiaro...
Il peggio è passato e mi metto a lavoro...
Con l'augurio dell'uomo che amo e di qualche buon amico...

13 aprile 2010

Ieri notte la persona che amo mi teneva stretta fra le sue braccia e sussurrava alle mie orecchie i suoi sentimenti + profondi, i suoi pensieri + intimi, le sue riflessioni, i suoi bisogni, le sue considerazioni...
Quella persona, la stessa che amo da 5 anni e 7 mesi ormai, ad un certo punto mi ha detto di non smettere mai di scrivere...
"Scrivi" mi ha detto "io credo nel tuo lavoro, scrivi e non smettere..."
Marco non sa quante volte scrivo pensando a lui, non sa quanta forza traggo dalla sua presenza nella mia vita, dalla sua personalità, dalla sua stima nei miei riguardi.
"Il tuo problema è che non ti dai valore, mentre devi credere in te, devi stimarti..."
Lo farò...ci provo ogni giorno...
è con la forza che mi hanno dato le sue parole, con il desiderio di volergli dimostrare qualcosa che stamattina, seppure non riesco a stare seduta x colpa della schiena, in qualche modo mi metterò a scrivere e concluderò qualcosa di buono...

7 aprile 2010

Sono contenta perchè mamma ha finalmente letto il primo capitolo del mio libro ormai finito e solo da correggere...devo essere sincera, il fatto che nessuno della mia famiglia si sia degnato di ascoltarmi quando volevo raccontare qualche passaggio che mi piaceva particolarmente o quando rileggevo ad alta voce scene che mi avevano trasmesso emozioni forti, mi ha fatta soffrire.
Ho sempre chiesto il loro appoggio, sempre, esplicitamente e non.
Marco, il mio unico fidanzato col quale sto da 5 anni e mezzo invece, mi ha sempre ascoltata, mi ha addirittura aiutata molte volte a modificare un pò i passaggi o per esempio il finale del primo libro.
Ci sono stati Marco e Francesco a sostenermi.
Francesco è un amico col quale avevo un rapporto molto stretto, talmente stretto da inviargli i file con i miei capitoli e le schede dei personaggi, le cronologie...lui ad ogni capitolo letto commentava e correggeva anche qualche errore, poi il rapporto si è raffreddato e cmq adesso laora e non c'è mai.
(se manca qualche V nelle parole è perchè la tastiera del pc fisso sta partendo)
Cmq...in qst mesi in cui Marco non c'è mai e Francesco non corregge più, mi sono sentita sola, forse anche un pò demotivata perchè non c'era nessuno ad aspettare che io terminassi una correzione, non c'era nessuno ad incentivarmi...
Mentre adesso mamma ha letto (forse percè le avevo detto che mia suocera stava aspettando il primo capitolo) e io mi sono sentita pronta a darmi una mossa a correggere :D
Mi do da fareeeeeeeee.
Buona giornata a tutti quanti!

4 aprile 2010

2 aprile 2010

Alcune precisazioni


Grazie ad un commento che ho ricevuto, mi sono resa conto che forse i miei
esperimenti possono essere travisati da chi legge soltanto l'ultimo post e quindi non conosce tutto il mio "calvario" (sono sempre eccessiva, lo so :D)...
è giusto quindi che io ricordi a chi mi segue e che informi chi non mi segue ma si trova a passare di qui, che gli ESPERIMENTI N°1-2-3 sono nati da un mio blocco personale che non posso definire blocco dello scrittore poiché non posso ancora dire di essere una scrittrice, e che quindi preferisco chiamare periodo di "carta bianca", in cui non riesco a scrivere.
Probabilmente riuscirei anche ad inventare qualcosa, ma siccome ho da correggere ben 400 pagine (30 capitoli + prologo ed epilogo) che rappresentano il primo libro della trilogia fantasy che ho inventato, la situazione è un pokettino diversa e più complicata.
Correggere. Correggere è difficilissimo!
Non puoi procedere a ruota libera, non puoi darti alla pazza gioia bensì stare fra le strette righe di ciò che hai scritto e che devi correggere, modificare, ampliare o tagliare senza dimenticare ciò che hai scritto, il prima e il dopo...
E così sono nati gli esperimenti, per aiutarmi a scrivere-correggere.
Quando scrivo-invento è tutto stupendo, la fantasia corre a briglie sciolte e senza controllo, scrivo in casa, scrivo al bar, scrivo con la musica ad alto volume e fra la gente, ma quando scrivo-correggo, specie se è l'ultima correzione prima di mandarlo agli editori, allora è diverso, tutto si complica e tutto diventa un pò + difficile...
E io divento ansiosa...
E quando si va a correggere ci vuole necessariamente concentrazione perchè bisogna curare nei dettagli il linguaggio, la grammatica, la musicalità, i dialoghi, e bisogna ricordare tutto nei dettagli per non dire sciokkezze, ricordare il clima, il territorio, lo spazio e il tempo...
Quandi occorre concentrazione, come già avrò detto un centinaio di volte, concentrazione e silenzio...
Questo è il mio modo di scrivere.

1 aprile 2010

ESPERIMENTO N°2 e N°3


Bene, ho sfruttato per 2 volte l'ESPERIMENTO N°1 ed è stato un vero successo... L'ESPERIMENTO N°2 invece, consiste nell'ESPERIMENTO 1 + il dimenticare definitivamente di avere un cellulare/cercapersone/telefono/amici (che mi hanno gia deluso parecchio), dimenticare di avere libri stupendi da leggere (come LA CASA DEL BUIO di KING, che ho comprato questa mattina per puro caso) e concentrarsi solo su quello che si ha da fare. Devo correggere e che questo sia!!! Poi, visto che ci troviamo in argomento di esperimenti, inserirei anche l'ultimo, l'ESPERIMENTO N°3, il più complesso e difficile e complicato e assurdo da mettere in pratica ovvero lasciare problemi, delusioni, ingrippi mentali, voglia di mangiare/bere/andare al bagno/limonare fuori la porta della camera che svuotare la mante. Via i pensieri, via i dispiaceri, via le paranoie, i sorrisi e le lacrime, via tutto...devo scrivere, voglio scrivere... Voglio soltanto SCRIVERE!

29 marzo 2010

ESP. N°1 R-I-U-S-C-I-T-O

Bene bene benissimo!
Ho scritto per 3 ore e mezza e sono proprio contenta!
Finalmente, era da troppo tempo che non mi perdevo nel mio mondo fantastico, ne avevo infinitamente bisogno, come adesso ho infinito bisogno di Marco...
E vabbè...quasi quasi sto pensando all'ESPERIMENTO N°2...il primo è riuscito benissimo anche se ha suscitato l'irritazione delle mie sorelle che a quanto pare non si sono impadronite soltanto del pc fisso bensì di tutta la camera dei miei genitori e ciò significa che sono stata per ore un "forte elemento di disturbo", ma poco importa. Che si arrangino...
Domani mattina o nel pomeriggio sperimentiamo qualcos'altro, intanto credo che me ne andrò a letto a fare una lunga e ristoratrice dormita.
Notte a tutti e soprattutto al mio amorino tenero!

ESPERIMENTO N°1


Mi sono collegata al pc fisso di casa con connessione sicura a internet e prima di incollarmi al mio portatile (al quale ho volutamente tolto la connessione per non distrarmi) sono passata di qui a condividere qualche mio pensiero.
Non riesco a scrivere, purtroppo questo è un periodo di "magra" ma non mi abbatto nè mollo anche perchè non potrei...credo di essere nata per la scrittura e per scrivere il mio libro per cui...non demordo!
Però ho pensato che qualcosa posso fare per aiutarmi, ad esempio rintanarmi nella camera da letto del miei genitori, aprire il tavolino di legno di mia nonna e appoggiare lì il mio portatile e alcuni dei blocchetti con i miei appunti, le mappe del mio mondo, sedermi sul comodino di mamma e magari...riuscire a mettere insieme qualche parola...non si sa mai che questo esperimento possa funzionare.
Ke significa? Significa che credo che a contribuire a questo periodo di blocco (a parte internet, blog, ikariam e quant'altro) sia anche il fatto che non ho un posto tutto mio per poter dare sfogo alla mia fantasia, non ho una scrivania, un angolo per me...
A Natale, Marco mi regalò il portatile e mi ha aiutata perchè prima il problema era condividere sempre il pc cn le mie sorelle arpie, ma adesso che ho modo di scrivere non ho èpiù un punto isolato o parzialmente isolato nel quale farlo.
Adesso ho un angolo del divano, o il tavolo della cucina, ma lì la televisioni è perennemente accesa e mia madre parla sempre con qualcuno, squilla il telefono, rumori fastidiosi entrano dalla finestra sempre un pò aperta per lasciare uscire i vapori delle pentole fumanti...
Un disastro per me...
Già seduta qui sembra tutta un'altra storia...
Bè, staremo a vedere...
ESPERIMENTO N°1 IN ESAME.
Vi farò sapere com'è andata...

24 marzo 2010

Primo capitolo finalmente corretto

HO FINITO DI CORREGGERE IL CAPITOLO I,
SONO FELICISSIMAAAAAAAAA!!!!
Finalmente, a -1 giorni dai due mesi completi che ho impiegato per correggere questo beneamato, ce l'ho fatta!!!!
olèolèolèolè
Normalmente in due mesi scrivo dai 4 ai 5 capitoli, ma nella fase in cui ero entrata mi sentivo veramente disperata! Certo, non mi illudo di essere uscita dal momento di "carta bianca", ma almeno qualche miglioramento c'è stato :D
è finito e mi piace!
Non vedo l'ora di dirlo a Marco e di dirlo a tutti gli altri!!!E anche a voi che mi seguite, è ovvio!!!
è finito e oggi pomeriggio, nel taaaardo pomeriggio mi metterò a correggere il secondo...saltato lo scoglio dei primi 5, gli altri 25 saranno uno scherzo da correggere...
Sììììììììììì...penso che le sigarette abbiano fatto effetto mmmmm
No, non si fuma e non dovrei proprio dirle ste cose...
Vabè sono troppo su di giri meglio scollegare il pc e andare a lavarmi/vestirmi/truccarmi/pettinarmi e caffèèèèèèèèèè...
Prima però chiamo Marco hehehe
Buona gornata a tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiii