30 ottobre 2010

Curare le nostre opere. 10 semplici regole!

Qualche regola per curare meglio le nostre opere.

1) ELIMINARE LE PAROLE INUTILI. Spesso, senza accorgercene, tendiamo ad appesantire i nostri scritti con parole inutili che "allungano il brodo", che tolgono dinamicità al racconto e che lo rendono mediocre rispetto a quello che potrebbe essere con un'accorta e coraggiosa revisione. Non dobbiamo avere paura, dobbiamo essere forti ed accettare che spesso per saltare alla pagina successiva aggiungiamo qualche parolina qua e là e qualche frase inutile, che sicuramente non piacerà affatto al lettore e neanche all'editore, specie se siamo scrittori esordienti (i quali non si possono permettere mai nulla). Quindi, vi dico, omettiamo le parole superflue, rivediamo il nostro racconto e tagliamo tutto quello che non è essenziale. Il consiglio che mi sono permessa di darvi viene niente meno che da uno dei migliori manuali di scrittura quale "Elements of style", di Strunk and White. " quindi, predetelo in considerazione.

2) ELIMINARE LA MAGGIORANZA DEGLI AGGETTIVI E DEGLI AVVERBI.
Tutti lo dicono ma nessuno lo fa, nemmeno io. Mea culpa. Ma almeno devo consigliarlo a chi mi segue e anche a me stessa. Gli elementi più importanti del racconto sono verbi e sostantivi, le parti della frase dotate di maggiore potenza. Sono i verbi ad essere gli elementi più importanti della storia perché caratterizzano l'azione, che è il nucleo di qualunque racconto. è inutile appesantire i verbi con una catasta di avverbi soltanto nel tentativo di abbellire i nostri scritti perchè rischiamo di ottenere l'effetto contrario. Ancora una volta, perdiamo dinamicità e diventiamo noiosi. Moody dice "Eliminate tutti gli aggettivi e gli avverbi, poi alla fine aggiungeretene nuovamente qualcuno qua e là", e ancora, "mettete nei racconti più azione, più dialogo".

3) IL RITMO. Fate attenzione alla lunghezza delle frasi. È importante tenere conto della musicalità delle frasi che si susseguono, del ritmo che si snoda nel paragrafo e nell'intero racconto. Con frasi troppo lunghe rischiate di perdere il filo e il tono in cui leggete nella vostra mente o a voce alta, nel caso contrario, solo frasi corte potrebbero assomigliare ad una lista della spesa malriuscita.

4) EVITARE I VERBI "ESSERE" E "AVERE". È una raccomandazione molto semplice: si tende molto a usare la forma "X è questo", "X è quello", poiché come si è detto prima la forza della scrittura è nei verbi, è necessario usare verbi che siano più incisivi, più suggestivi e originali.

5) EVITARE RIME E ALLITTERAZIONI. È necessario evitare di ricorrere agli effetti della scrittura poetica quando si scrive prosa, proprio perché nello scrivere prosa quello su cui ci si deve concentrare è la narrazione, altrimenti il rischio è di dimenticarsi della narrazione e di finire con l'essere semplicemente "esornativi".

6) SEMPLIFICARE I TEMPI VERBALI. Anche se in certe opere risulta piacevole, bisogna cercare di usare un solo tempo quando si scrive e quindi evitare di fare troppi salti temporali all'interno di uno stesso racconto, altrimenti si corre il rischio che il lettore possa fare confusione e sia costretto a rileggere (punto a nostro sfavore).

7) NON FARE TROPPE RIPETIZIONI, TUTTAVIA QUALCUNA POTREBBE ANCHE RISULTARE PIACEVOLE. A volte si possono ottenere effetti molto belli con la ripetizione di detrminate strutture o periodi prima di introdurre un periodo molto diverso, magari più denso o complicato. Questo sempre a proposito della musicalità della scrittura. Non bisogna però inciampare i ripetizioni di una stessa parola all'interno di una frase, del tipo "il comandante comandò" oppure "lo scrittore scrisse uno scritto" altrimenti, vi dico, siamo rovinati!

8) NON ESAGERARE CON LE SIMILITUDINI. Il pericolo è quello di fare costanti paragoni con altre cose, e mentre ci sembra di essere molto profondi, in realtà stiamo solo facendo perdere la nostra storia di efficacia. Quindi un corollario è che, se si vogliono usare similitudini, è meglio fare paragoni tra cose che sono estremamente distanti tra loro, non tra cose vicine o prevedibili.

9) USARE TUTTI I 5 SENSI. Una cosa che si fa spesso è quella di usare soltanto la vista, invece è molto importante lasciare lo spazio anche all'udito, all'olfatto, al gusto e al tatto così da rendere i nostri scritti molto più strutturati e piacevoli, capaci di coinvolgere il lettore a 360 gradi.

10)NON SEGUIRE ALLA LETTERA I 9 CONSIGLI SOPRA INDICATI. Sono consapevole che non è affatto facile seguire i consigli che vi ho appena dato, e con tutta franchezza ammetto di non riuscirci neanche io quindi vi dico, non importa se riuscite a metterli in pratica fino in fondo, basta soltanto che li teniate bene a mente quando scrivere, così da commettere meno errori possibile. Non vi dirò quante parole occorre che scriviate al giorno per essere dei buoni scrittori perchè proprio non lo so e perchè ritengo che nessuno lo sappia. Il mio fidanzato dice una cosa sacra: BATTI IL FERRO FINCHè è CALDO, ed è quello che dibbiamo fare. Darci dentro finchè siamo freschi ed abbiamo idee...e quando siete stanchi fermatevi, predetevi il vostro tempo perchè la scrittura è un processo lento e la revisione lo è ancora di più (anche noiosa, a parere mio, ma molti la trovano eccitante).

27 ottobre 2010

Punitemi! Sto rubando parole al vento e immagini ai sogni
(cit. Michele Moretti)

22 ottobre 2010

Studiando un brano tratto da "Coraline"

Nel blog Eco di Pioggia ho scritto questo piccolo brano ed ho invitato a riflettere sul contenuto, perchè mi piaceva molto, mentre in questo blog, sullo stesso brano, vorrei invitare a riflettere sul modo in cui è stato scritto.
è stato tratto da un Best Sellers, "Coraline", un romanzo horror per ragazzi (anches e lo ritengo tranquillamente per adulti).
Non solo credo che quest'opera sia veramente ma veramente singolare e originale, ma penso anche che sia un libro che vada riletto almeno un paio di volte per carpirne il significato profondo che vuole manifestare.
La prima volta che l'ho letto, l'ho trovato subito arido di sentimenti...
La bambina provava troppa poca paura, i gentori erano troppo distanti, c'era un non so chè...che proprio mi teneva a distanza.
Era scritto bene, per essere scritto bene, ma non mi soddisfaceva.
Poi l'ho riletto, e allora ho trovato i sentimenti abbozzati, e specie in questo breve tratto ho capito molte cose...
è un romanzo interessante, che consiglio a tutti quanti!
Cmq, tornando alla scrittura, rileggendolo mi sono resa conto che non tutti scriviamo allo stesso modo o meglio, che non tutti manifestiamo le emozioni allo stesso modo.
Io, per esempio, sono TRAGICA. I miei personaggi principali hanno bisogno di uno psicanalista e tutto è sempre permeato da sentimenti ed emozioni forti perchè io sono fatta così, ciò non significa che un libro non sia scritto bene se le emozioni non sono manifestate in modo tanto eccessivo.
S. King è un genio, Licia Troisi potea fare meglio nelle ultime trilogie, ma la apprezzo, C. Paolini non lo sopporto però Eragon e Eldest mi sono piaciuti, Terry Brooks lo adoro e anche Robin Hobb, ma in Meil Gaiman, l'autore di Coraline, ho scoperto un modo supersemplice di scrivere, un modo secco e veloce ed espremamente piacevole, che senza dubbio non mi appartiene, ma che ha molto da insegnare.
Leggete e vedrete le frasi brevi e d'impatto, e l'estrema semplicità delle parole...

-Quando ero piccola- disse Coraline al gatto -e abitavamo nella nostra vecchia casa, molto ma molto tempo fa, papà mi portò a fare una passeggiata nel terreno abbandonato che separava casa nostra dai negozi.
Il realtà, non è che fosse in posto ideale per andare a spasso. Era pieno di cose che la gente aveva buttato via: vecchie cucine a gas, piatti rotti, bambole senza braccia e senza gambe, lattine vuote e bottiglie rotte. Mamma e papà mi fecero promettere di non andarci mai da sola durante le mie spedizioni, perchè c'erano troppe cose taglienti e poteva venirmi il tetano e cose così. Ma io continuavo a dire che volevo esplorare quel posto. Così un giorno mio padre si mise i suoi stivaloni marrone e i guanti, poi mi infilò gli stivali, i jeans e un maglione, e andammo a fare un giro. Avremo camminato per una ventina di minuti. Scendemmo lungo un pendio, fin sotto un canalone dove scorreva in torrente, e di colpo papà mi disse: "Coraline scappa. Risali il pendio. Subito!"Me lo disse con tono severo, disperato, così obbedii. Corsi su per il pendio. Mentre correvo qualcosa mi fece male al braccio, ma io non mi fermai. Arriata in cima alla salita, sentii qualcuno che sfrecciava su per il pendio, dietro di me. Era mio padre, che correva come un rinoceronte alla carica. Quando mi raggiunse, mi prese in braccio e corremmo oltre la sommità della scarpata. Poi ci fermammo, ansimando e cercando di riprendere fiato, e guardammo di nuovo in fondo al canalone. L'aria pullulava di vespe gialle. Forse camminando avevamo calpestato un nido in un tronco marcio. Mentre correvo su per la salita, mio padre si era fermato per darmi il tempo di scappare, e l'avevano punto. E correndo gli erano caduti gli occhiali. Io ci avevo rimediato una sola puntura sul braccio. Lui, ben trentanove punture su tutto il corpo. Le contammo dopo, facendo il bagno. (...) -Così- disse Coraline -più tardi, sempre in quel pomeriggio, mio padre tornò là pre riprendersi gli occhiali. Disse che se avesse rimandato di un altro giorno, poi non si sarebbe più ricordato il punto esatto in cui erano caduti. E poco dopo tornò a casa con gli occhiali sul naso. Disse che non aveva avuto paura, mentre era fermo lì con le veste che lo pungevano e gli facevano male, mentre mi guardava correre via. Perchè sapeva che doveva darmi il tempo di scappare, altrimenti le vespe avrebbero inseguito tutti e due. (...) Coraline rimase ferma dov'era. -E mi disse che non era stato coraggioso restando lì fermo a farsi pungere - disse Coraline - Non era stato coraggioso perchè non aveva avuto paura: quella era l'unica cosa che potesse fare. Ma quando era tornato a riprendersi gli occhiali, sapendo che lì c'erano le vespe, aveva veramente avuto paura. Quello era stato vero coraggio. (...) - E perchè mai? - le domandò il gatto, con un tono che rivelava scarso interesse. -Perchè quando hai paura di qualcosa, e la fai comunque, quello è coraggio.

13 ottobre 2010

è da molto tempo che non scrivo più nulla in questo blog, ammetto di averlo trascurato perchè presa dal quotidiano e dalla scrittura, ma da oggi in poi riprenderò a lasciare consigli sulla scrittura.
Una bella raccolta di idee e informazioni e domani lascerà un gran ben post!