22 ottobre 2010

Studiando un brano tratto da "Coraline"

Nel blog Eco di Pioggia ho scritto questo piccolo brano ed ho invitato a riflettere sul contenuto, perchè mi piaceva molto, mentre in questo blog, sullo stesso brano, vorrei invitare a riflettere sul modo in cui è stato scritto.
è stato tratto da un Best Sellers, "Coraline", un romanzo horror per ragazzi (anches e lo ritengo tranquillamente per adulti).
Non solo credo che quest'opera sia veramente ma veramente singolare e originale, ma penso anche che sia un libro che vada riletto almeno un paio di volte per carpirne il significato profondo che vuole manifestare.
La prima volta che l'ho letto, l'ho trovato subito arido di sentimenti...
La bambina provava troppa poca paura, i gentori erano troppo distanti, c'era un non so chè...che proprio mi teneva a distanza.
Era scritto bene, per essere scritto bene, ma non mi soddisfaceva.
Poi l'ho riletto, e allora ho trovato i sentimenti abbozzati, e specie in questo breve tratto ho capito molte cose...
è un romanzo interessante, che consiglio a tutti quanti!
Cmq, tornando alla scrittura, rileggendolo mi sono resa conto che non tutti scriviamo allo stesso modo o meglio, che non tutti manifestiamo le emozioni allo stesso modo.
Io, per esempio, sono TRAGICA. I miei personaggi principali hanno bisogno di uno psicanalista e tutto è sempre permeato da sentimenti ed emozioni forti perchè io sono fatta così, ciò non significa che un libro non sia scritto bene se le emozioni non sono manifestate in modo tanto eccessivo.
S. King è un genio, Licia Troisi potea fare meglio nelle ultime trilogie, ma la apprezzo, C. Paolini non lo sopporto però Eragon e Eldest mi sono piaciuti, Terry Brooks lo adoro e anche Robin Hobb, ma in Meil Gaiman, l'autore di Coraline, ho scoperto un modo supersemplice di scrivere, un modo secco e veloce ed espremamente piacevole, che senza dubbio non mi appartiene, ma che ha molto da insegnare.
Leggete e vedrete le frasi brevi e d'impatto, e l'estrema semplicità delle parole...

-Quando ero piccola- disse Coraline al gatto -e abitavamo nella nostra vecchia casa, molto ma molto tempo fa, papà mi portò a fare una passeggiata nel terreno abbandonato che separava casa nostra dai negozi.
Il realtà, non è che fosse in posto ideale per andare a spasso. Era pieno di cose che la gente aveva buttato via: vecchie cucine a gas, piatti rotti, bambole senza braccia e senza gambe, lattine vuote e bottiglie rotte. Mamma e papà mi fecero promettere di non andarci mai da sola durante le mie spedizioni, perchè c'erano troppe cose taglienti e poteva venirmi il tetano e cose così. Ma io continuavo a dire che volevo esplorare quel posto. Così un giorno mio padre si mise i suoi stivaloni marrone e i guanti, poi mi infilò gli stivali, i jeans e un maglione, e andammo a fare un giro. Avremo camminato per una ventina di minuti. Scendemmo lungo un pendio, fin sotto un canalone dove scorreva in torrente, e di colpo papà mi disse: "Coraline scappa. Risali il pendio. Subito!"Me lo disse con tono severo, disperato, così obbedii. Corsi su per il pendio. Mentre correvo qualcosa mi fece male al braccio, ma io non mi fermai. Arriata in cima alla salita, sentii qualcuno che sfrecciava su per il pendio, dietro di me. Era mio padre, che correva come un rinoceronte alla carica. Quando mi raggiunse, mi prese in braccio e corremmo oltre la sommità della scarpata. Poi ci fermammo, ansimando e cercando di riprendere fiato, e guardammo di nuovo in fondo al canalone. L'aria pullulava di vespe gialle. Forse camminando avevamo calpestato un nido in un tronco marcio. Mentre correvo su per la salita, mio padre si era fermato per darmi il tempo di scappare, e l'avevano punto. E correndo gli erano caduti gli occhiali. Io ci avevo rimediato una sola puntura sul braccio. Lui, ben trentanove punture su tutto il corpo. Le contammo dopo, facendo il bagno. (...) -Così- disse Coraline -più tardi, sempre in quel pomeriggio, mio padre tornò là pre riprendersi gli occhiali. Disse che se avesse rimandato di un altro giorno, poi non si sarebbe più ricordato il punto esatto in cui erano caduti. E poco dopo tornò a casa con gli occhiali sul naso. Disse che non aveva avuto paura, mentre era fermo lì con le veste che lo pungevano e gli facevano male, mentre mi guardava correre via. Perchè sapeva che doveva darmi il tempo di scappare, altrimenti le vespe avrebbero inseguito tutti e due. (...) Coraline rimase ferma dov'era. -E mi disse che non era stato coraggioso restando lì fermo a farsi pungere - disse Coraline - Non era stato coraggioso perchè non aveva avuto paura: quella era l'unica cosa che potesse fare. Ma quando era tornato a riprendersi gli occhiali, sapendo che lì c'erano le vespe, aveva veramente avuto paura. Quello era stato vero coraggio. (...) - E perchè mai? - le domandò il gatto, con un tono che rivelava scarso interesse. -Perchè quando hai paura di qualcosa, e la fai comunque, quello è coraggio.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando è uscito al cinema sono stata un pò restia ad andarlo a guardare se non ricordo male le recensioni non erano entusiasmanti .Non sono appassionata del genere però visto il periodo potrebbe essere una lettura interessante ciao un saluto Chiara

Melina ha detto...

Il cartone animato è carino (anche se personalmente non apprezzo i laori troppo tecnologici)ma come quasi sempre accade, il libro è davvero bello...
Ovviameente bisogna almeno un pò apprezzare il genere, anche se io sono del parere che bisogna leggere un pò di tutto per capire cosa ci piace e che cosa no...
Prendi me, scrivo fantasy e leggo thriller, horror e psicologici ^_^

pagnottella ha detto...

Grazie per la visita! ^_^
a presto...